Università popolare

Chi siamo

La nostra “storia”.

L’Univeristà popolare cattolica “Eustachio Montemurro – Teresa D’Ippolito” (UPC), è stata fondata il 30 settembre 2022 in Napoli con atto pubblico notarile regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate di Napoli (n°39442/1T). L’U. P.C. Montemurro-D’Ippolito è un Ente del Terzo Settore ed è costituita ai sensi e per gli effetti del D.Lgs 117/2017 (come pubblicato sul Bollettino Ufficiale Regione Lazio n°86/2022 e sul Bollettino Ufficiale Regione Basilicata n°52/2022), ed ha sede in Portici (Na) presso lo storico palazzo nobiliare dei principi Serra di Cassano di proprietà delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, dove ha sede anche la storica scuola materna ed elementare “Sacro Cuore”; l’Università ha anche una sede di rappresentanza in Roma alla via della Camilluccia presso la Curia Generalizia dell’Istituto delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore (di diritto pontificio), che sono state tre le promotrici della fondazione ed hanno ospitato tutte le fasi iniziali della fondazione. Lo Statuto dell’Università, inoltre, è stato apostillato (n°3199/2022 del 18/10/22) dalla Procura della Repubblica di Napoli, legalizzando l’Istituzione in tutti i paesi aderenti alla Convenzione dell’Aia del 1961.

30 settembre 2022, i soci fondatori con l’Em.mo Card. Francesco Monterisi, socio fondatore e decano del Comitato d’Onore.


L’UPC, con decreto n°38/2023 della Giunta della Regione Campania (competente per sede legale) è stata riconosciuta come Ente del Terzo Settore ed iscritta al RUNTS (Registro Unico del Terzo Settore), ottenendo quanto previsto dal Dlgs 117/2017. L’UPC è altresì iscritta, come ente universitario, nel registro pubblico europeo con numero: 665188248544-51
L’U.P.C. Montemurro-D’Ippolito si inserisce nella grande tradizione delle istituzioni educative della Chiesa Cattolica e si fonda sulla centralità della persona promuovendo il dialogo intergenerazionale ed interculturale per una società inclusiva. L’Università è intitolata al Servo di Dio Eustachio Montemurro (nato a Gravina di Puglia -Ba- nel 1857 e morto a Pompei -Na- nel 1923), fondatore delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore (già Figlie del Sacro Costato), ed alla madre Teresa D’Ippolito (in religione Maria della Santa Croce, nata Latiano -Br- nel 1870 ed ivi morta nel 1945), prima superiora generale delle stesse Suore.
Pur riconoscendosi nei valori cristiani perpetuati dal Magistero della Chiesa Cattolica, l’Università Montemurro-D’Ippolito è apartitica, aconfessionale, asindacale, e promuove il pacifico dialogo tra le culture per il corretto sviluppo umano integrale proponendosi scopi culturali, didattici, formativi e scientifici nonché sportivi e socio-assistenziali senza finalità di lucro richiamandosi ai precedenti storici, alle funzioni ed al ruolo propri delle Università Popolari italiane, fra le quali prime per fondazione quelle di Firenze e di Napoli.
L’U. P.C. Montemurro-D’Ippolito intende, inoltre, favorire la promozione culturale, in ogni forma ed attività, in un’ottica interculturale approfondendo il dialogo tra le religioni del Mediterraneo e favorendo virtuosi percorsi formativi volti a costruire la pacifica convivenza tra le religioni ed i popoli.

Eustachio Montemurro e Teresa D’Ippolito: a loro è intitolata l’UNIUPC.

Eustachio Montemurro, a cui è intitolata l’Università, nacque a Gravina il 1° gennaio 1857, completò brillantemente gli studi ginnasiali a Minervino e al liceo “Duni” di Matera e, durante gli anni giovanili, ebbe modo conoscere profondamente la grande miseria morale e materiale delle persone; ciò fece sviluppare nel giovane Montemurro una spiccata sensibilità verso le indigenze e le periferie umane.

Servo di Dio Eustachio Montemurro.

Nel 1875 si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Napoli dove si laureò nel 1881. Rientrato a Gravina scelse di occuparsi principalmente della classe più umili e privi di mezzi, ottenendo dall’amministrazione comunale l’assegnazione della condotta nelle frazioni gravinesi più povere e periferiche. La sua professione, così, si tramutò in un impegno sociale (ed innovativo per quegli anni) che non si limitò solo alla cura dei poveri ed all’attività medica e che si espresse nella fondazione di un’Associazione medico chirurgica e di un Dispensario gratuito. Montemurro fu anche attivamente presente nella politica cittadina dove, da membro del Consiglio comunale gravinese, diede un generoso impulso ai temi della salute pubblica e dell’istruzione. Il suo impegno costante, la sua onestà ed abnegazione nella gestione delle opere sociali gli valse l’illimitata fiducia del Consiglio comunale che, nel 1895, lo designò alla carica di presidente. Eustachio Montemurro nel 1890, dopo una grave malattia, maturò il suo proposito di farsi sacerdote e il 24 settembre 1904 il medico Eustachio fu ordinato sacerdote dal vescovo della diocesi di Gravina e Irsina.
Dopo aver soccorso una giovane, Angela Cavalluzzi, don Eustachio chiese ed ottenne il permesso del vescovo anche per dar inizio all’istituto femminile. In alcuni locali affittati nel palazzo Guida di Gravina vi fece trasferire Chiara Terribile, e Maria Lucia Visci che, prendendo il nome di sr. Addolorata e sr. Maria Immacolata, iniziavano una rudimentale vita religiosa dal 1° maggio del 1908. Il nascente Istituto, ebbe il titolo di Ancelle di S. Rita che poi mutò in Figlie del Sacro Costato, oggi Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore e Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria Santissima Addolorata. Dopo una serie di incomprensioni in diocesi don Eustachio e don Saverio, ottenuto l’assenso pontificio, si trasferirono a Pompei collaborando spiritualmente col beato Bartolo Longo, che li volle a Pompei, nelle fasi iniziali dell’Opera Mariana che stava fondando. Qui don Eustachio, che spesso confessava anche Bartolo Longo e la moglie, si dedicò con zelo ed abnegazione al ministero pastorale caratterizzando il suo operato con sacrifici, preghiera, lunghe ore nel confessionale, catechesi ai fanciulli e agli adulti, missioni popolari, visite alle famiglie più emarginate nella campagna e nelle periferie, cura e amministrazione dei sacramenti agli infermi e moribondi soprattutto per la febbre spagnola. Alla fine del 1922 monsignor Sanna, nuovo vescovo di Gravina, invitò don Eustachio a rientrare in Diocesi ma egli, chiese di terminare i suoi giorni accanto alla Vergine di Pompei morendo il 2 gennaio 1923.

Necessità dell’istruzione a sostegno delle masse.

Occorre che le masse siano istruite.

Intanto nei tempi di universale corruzione e di errori ed eresie sempre più invadenti, occorrerebbero rimedii pronti ed energici. L’ignoranza dell’istruzione nelle masse contribuisce alla propagazione degli errori […], occorre che le masse siano istruite. [Memoriale di E. Montemurro a mons. L. Chieppa, vescovo di Lucera, successivo all’anno 1909, in P. Borzomati, Eustachio Montemurro medico e prete, p. 135, Torino 1997]

Madre Maria della S. Croce (al secolo Maria Teresa D’Ippolito), a cui altrettanto è intitolata l’Università, nacque dalla famiglia D’Ippolito a Latiano (BR) il 10 giugno 1870.

Teresa d'Ippolito, in religione madre Maria della Santa Croce.
Teresa d’Ippolito, in religione madre Maria della Santa Croce.

Il 29 novembre 1909, a trentanove anni, fece il suo ingresso nel probandato delle Figlie del Sacro Costato e nel 1925 il 1° luglio, emise la professione perpetua nello stesso Istituto. Madre Maria fu superiora generale dal 26 dicembre 1911 con il concorde parere del vescovo di Potenza mons. Monterisi, del fondatore Montemurro e del canonico (oggi santo) Annibale Maria Di Francia, e rimase in carica fino al 1929. Morì a settantacinque anni il 21 giugno 1945 nel suo paese natio, Latiano. Fu sempre attenta a preservare il carisma del fondatore e a difendere l’autonomia del suo giovane Istituto, nonostante tante difficoltà. Madre Maria, convinta della legittimità dell’autonoma esistenza del suo Istituto secondo quanto le volontà del vescovo Monterisi, non diede mai seguito a vari tentativi di fusione con altri Istituti come le veniva proposto. Visse, in prima persona, il dolore della separazione dei due Istituti (il ramo di Potenza e di Spinazzola) e fu oggetto di accuse infamanti che, dopo un regolare processo canonico, furono ritenute false e prive di ogni fondamento.